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  • Guida Irpef

    Cos'è, calcolo, aliquote e detrazioni. Capire come funziona la “macchina dello Stato” e da dove arrivano i fondi necessari al suo funzionamento non è un’impresa semplice. Devi infatti approfondire la conoscenza del sistema fiscale, principale fonte di entrate per l’Erario statale. Il sistema fiscale italiano è strutturato e composto da imposte e tasse che vanno a finanziare tutti i servizi che utilizzi quotidianamente, dagli ospedali ai mezzi pubblici. Uno dei fondamenti del sistema tributario è l’Irpef, acronimo di Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche. Un tributo che devi imparare a conoscere molto bene, soprattutto quando inizi ad affacciarti sul mondo del lavoro. Si tratta di un’imposta che grava su circa 40 milioni di contribuenti, sia residenti sia non residenti in Italia, che producono un reddito dal proprio lavoro, dai capitali posseduti o da fabbricati e terreni. Se sei anche in una di queste casistiche, allora vuol dire che anche tu sei un soggetto che paga l’Irpef. Come prevede l’articolo 53 della Costituzione italiana, l’Irpef è un tributo progressivo: sei chiamato a contribuire in base al tuo reddito imponibile. Inoltre, è anche un’imposta diretta, ossia che colpisce direttamente la ricchezza nel momento in cui la produci. L’ Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche è molto articolata e viene regolamentata dal Tuir, il Testo Unico delle Imposte sui redditi che spiega tra le altre cose come calcolare e come pagare l’Irpef. L’Irpef è anche una delle imposte che ha subito il maggior numero di revisioni dalla sua entrata in vigore nel 1973. In questa nostra guida troverai una risposta alle tante domande sull’Irpef: da come si calcola, che cosa sono le detrazioni e le deduzioni, fino a capire a cosa servono le addizionali regionali e comunali dell’Irpef. Irpef: che cosa è e come funziona L’Irpef è l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche ed è uno dei pilastri del sistema tributario italiano. È dovuta dai residenti italiani e non che producono reddito da: lavoro dipendente; lavoro autonomo; capitali; impresa; fabbricati e terreni; altro in baso a quanto previsto dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi. Si tratta di un’imposta diretta e progressiva, come prevede la Costituzione Italiana all’articolo 53, dove recita: “ Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività ”. Istituita ufficialmente nel 1973, è da sempre una delle imposte più dibattute e discusse in Italia e questo ha portato i diversi governi che si sono succeduti a modificarla e adattarla alle esigenze del Paese. Le regole su cui si fonda l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche sono contenute nel Testo Unico delle Imposte sui Redditi, in cui è illustrato anche il metodo di funzionamento delle detrazioni e delle deduzioni. Aliquote e scaglioni sono i due pilastri su cui si basa l’IRPEF e assicurano, insieme alle deduzioni, alle detrazioni e alla “ no tax area ” la progressività dell’imposta. Il calcolo dell’IRPEF tiene in considerazione tutti questi elementi e ti permette di pagare esattamente quanto dovuto. Chi paga l'Irpef? Chi deve pagare l’Irpef? Anche tu sei soggetto al pagamento dell’imposta? Queste sono alcune delle domande che ti poni quando arriva il momento della dichiarazione dei redditi. La risposta è piuttosto articolata. I soggetti passivi di Irpef sono: le persone residenti sul territorio italiano, che possiedono beni e producono redditi in Italia e all’estero; le persone non residenti in Italia, ma che producono parte dei loro redditi sul territorio italiano; le società di persone e capitali; le ditte individuali; le società semplici. Se sei un soggetto residente in Italia, il reddito complessivo è formato sia da quello prodotto sul suolo italiano sia quello prodotto all’estero (in termini tecnici si utilizza la locuzione “ ovunque prodotti ”). Per il calcolo netto dell’Irpef devi tenere in considerazione diversi aspetti che abbiamo già anticipato: deduzioni, detrazioni e il credito d’imposta che ti permettono di abbassare l’ammontare da pagare. Se non sei residente in Italia, devi tenere in considerazione solamente i redditi prodotti con le tua attività nel Paese. Anche in questo caso, per il calcolo dell’Irpef è necessario considerare detrazioni e deduzioni, anche se in forma minore rispetto a chi ha la residenza in Italia. Ad esempio: non puoi accedere alle detrazioni per carichi famigliari. Le detrazioni da portare in dichiarazione dei redditi sono disponibili all’articolo 24 comma 3 del Testo Unico delle imposte sui redditi. Inoltre, c’è una categoria speciale di persone definiti dall’Agenzia delle Entrate “Soggetti Schumacker”. Si tratta di contribuenti: non residenti in Italia; il reddito prodotto in Italia è pari o superiore al 75% del loro reddito complessivo; non usufruiscono nel loro Paese di residenza delle stesse agevolazioni disponibili in Italia. Se rientri in questa speciale casistica, hai diritto a tutte le deduzioni e detrazioni previste dalla Legge. Come si calcola l'Irpef Il calcolo dell’Irpef si basa su quanto prevede la riforma varata dal Governo Draghi nella Legge di Bilancio e che ha modificato gli scaglioni, le aliquote fiscali e le detrazioni. Per i lavoratori dipendenti, i quali pagano parte dell’Irpef già in busta paga, la formula per il calcolo dell’Irpef è abbastanza semplice: Imposta lorda (calcolata sul totale dei redditi prodotti nell’anno fiscale) meno le detrazioni da lavoro dipendente e da carichi di famiglia. Essendo progressiva, l’imposta lorda varia in base all’ammontare totale del reddito, agli scaglioni e alle aliquote che ora analizziamo nel dettaglio. Quali sono gli scaglioni e le aliquote Irpef La riforma Irpef varata dal Governo Draghi ha ridotto a quattro gli scaglioni e le aliquote fiscali (precedentemente erano cinque). Dal 1° gennaio 2022 la rimodulazione è strutturata in questo modo: fino a 15.000€ aliquota fiscale al 23%; da 15.000 a 28.000€ aliquota fiscale al 25%; da 28.000 a 50.000€ aliquota fiscale al 38%; oltre i 50.000€ aliquota fiscale al 43%. Per capire bene come funzionano gli scaglioni e le aliquote è opportuno un esempio numerico. Nel caso in cui il tuo reddito complessivo sia pari a 30.000 euro (al netto delle deduzioni), paghi un’aliquota del 23% fino ai 15.000 euro, mentre l’aliquota del 25% viene applicata solo alla parte eccedente dai 15.000 euro fino ai 28.000 euro. Per gli ultimi 2.000 euro (per arrivare ai 30.000 euro) si applica l’aliquota del 38%. Ecco un riassunto esplicativo: Aliquota del 23% fino a 15.000 euro; Aliquota del 25% da 15.000 a 28.000 euro; Aliquota del 38% da 28.000€ a 30.000 euro. Il legislatore ha previsto anche una “ no tax area ”: i contribuenti che percepiscono un reddito inferiore agli 8.174 euro non devono pagare nessuna imposta. L’esenzione fiscale si basa su un principio di equità: se hai un reddito che non ti permette di arrivare facilmente a fine mese, non puoi essere sottoposto allo stesso carico fiscale di chi guadagna molto di più. Che cosa sono le deduzioni Irpef Una delle problematiche maggiori quando si parla di Irpef è capire la differenza tra deduzioni e detrazioni. Spesso le utilizzi in maniera erronea pensando che siano la stessa cosa, oppure ne scambi il significato. Ecco una spiegazione puntuale di cosa sono. Le deduzioni fiscali sono delle agevolazioni che intervengono direttamente sul tuo reddito complessivo, quello utilizzato per il calcolo delle imposte. In questo modo abbatti la base imponibile e paghi meno tasse. Quali sono le spese che puoi portare in deduzione? Ad esempio, la previdenza complementare, deducibile fino a un massimo di 5.164,57 euro. Puoi dedurre anche i contributi versati per colf, badanti e babysitter e gli assegni di mantenimento versati all’ex coniuge. Quindi le deduzioni intervengono direttamente sul tuo reddito imponibile e prima che avvenga il calcolo effettivo dell’Irpef. Che cosa sono le detrazioni Irpef Le detrazioni Irpef sono una agevolazione che avviene ex post, cioè dopo che hai effettuato il calcolo effettivo dell’imposta da pagare e ti aiutano a diminuire l’esborso. Le detrazioni previste dal Tuir sono tante, molto variegate tra di loro e vengono continuamente aggiornate. Tra le detrazioni fiscali più importanti trovi quella dedicata all’affitto, al mutuo per l’acquisto della casa (puoi detrarre il 19% sugli interessi passivi pagati durante l’anno fino a un massimo di 4.000 euro), bonus ristrutturazione, bonus mobili, superbonus, spese sanitarie e spese assicurative. Quando si paga l'Irpef? C’è una data che devi cerchiare con il pennarello rosso sul calendario fiscale: il 30 settembre. Salvo proroghe, infatti, è la scadenza per il pagamento dell’IRPEF se presenti il modello 730 per la dichiarazione dei redditi. Se, invece, presenti il Modello Redditi Persone Fisiche, il saldo e l’eventuale prima rata di acconto devono essere saldati entro il 30 giugno dell’anno corrente, o al massimo entro i successivi 30 giorni pagando, però, una maggiorazione dello 0,40%. La scadenza per la seconda rata di acconto, invece, è fissata per il 30 novembre. Se sei un contribuente residente in Italia, l’Irpef si paga tramite modello F24, mentre i non residenti possono fare un bonifico all’Agenzia delle Entrate o utilizzare il servizio online. Devi utilizzare le stesse modalità anche se presenti il modello 730 e non hai un sostituto d’imposta (solitamente questo ruolo viene svolto dal proprio datore di lavoro). Se, invece, non hai un sostituto d’imposta, gli importi a credito o a debito vengono aggiunti o sottratti dalla busta paga dal mese di luglio (dipende da quando presenti la dichiarazione dei redditi). Per quale motivo si paga l'Irpef È obbligatorio pagare l’Irpef? E per quale motivo la devi pagare? Alla prima domanda la risposta è molto semplice: sì, a meno che il tuo reddito imponibile non sia inferiore agli 8.174 euro, soglia limite della no tax area. Il motivo per cui bisogna pagarla è molto semplice: contribuire allo stato sociale in base alle tue possibilità. L’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche, infatti, è una tassa diretta e che deve essere corrisposta in maniera proporzionale da tutti coloro che producono un reddito, in modo da rispettare il pilastro della progressività fiscale prevista dalla Costituzione. Addizionali Irpef regionale e comunale: cosa sono Oltre all’Irpef nazionale, sei chiamato a pagare delle addizionali Irpef che finiscono direttamente nelle casse della tua regione e del tuo comune. Si tratta di un’imposta locale che si va ad aggiungere a quella sul reddito delle persone. Il calcolo è molto simile a quanto abbiamo già visto, solo che le aliquote sono molto più basse. L’addizionale Irpef regionale varia da un minimo dello 1,23% a un massimo del 3,33%. Sono le singole Regioni a fissare l’aliquota in base agli scaglioni ed è possibile effettuare un controllo sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze. L’addizionale Irpef comunale viene decisa dai singoli Comuni e non può essere superiore allo 0,8% (elevabile di uno 0,3% dai comuni che non rispettano il patto di stabilità). Riforma Irpef: cosa prevede la delega fiscale  Dopo l’approvazione del Parlamento, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (14 agosto 2023) il Governo può portare avanti la riforma fiscale che prevede una revisione generale del sistema tributario, indicando i principi e le misure da adottare. Il Governo ha ventiquattro mesi per portare a termine tutte le riforme fiscali e approvare i decreti attuativi, ma una delle prime azioni sarà la revisione dell’Irpef, con una modifica degli scaglioni e delle aliquote già nella Legge di Bilancio 2024 da approvare entro la fine di quest’anno. Nella Delega fiscale sono previsti i principi generali su cui si baserà la riforma dell’Irpef. L’obiettivo del Governo è di passare da quattro a tre scaglioni, con relativo adeguamento delle aliquote, in modo da arrivare entro la fine della legislatura alla flat tax promessa in campagna elettorale (tenendo sempre in considerazione l’articolo 53 della Costituzione che parla della progressività delle tasse). La revisione dell’Irpef passa anche dal riordino delle deduzioni e delle detrazioni, che al momento valgono una cifra tra gli 80 e i 100 miliardi l’anno. Detrazioni e deduzioni che dovrebbero garantire la progressività fiscale quando si arriverà alla flat tax. La riduzione delle aliquote e degli scaglioni potrebbe costare tra i 3 e i 4 miliardi, risorse che il Governo spera di trovare nella Legge di Bilancio 2024 attraverso una spending review dei vari ministeri. © Riproduzione Riservata

  • Ferrovie: Ferrovie dello Stato in cerca di investitori per la rete Alta Velocità

    Ferrovie dello Stato si prepara ad aprire il settore dell’alta velocità ai capitali privati. A dichiararlo è stato l’amministratore delegato Stefano Donnarumma, in un’intervista pubblicata da Bloomberg il 26 giugno 2025. Donnarumma ha confermato l’avvio di trattative preliminari con fondi italiani e internazionali per la cessione di quote di minoranza in una nuova società, interamente dedicata alla gestione della rete ad alta velocità. Il valore stimato dell’operazione si aggira attorno agli otto miliardi di euro. Per garantire agli investitori rendimenti stabili, l’AD di FS è in dialogo con il ministero dell’Economia per adottare un modello basato su asset regolati, che assicuri flussi di cassa prevedibili e una remunerazione costante, seguendo lo schema già applicato ad altre grandi infrastrutture. Secondo Bloomberg, tra i possibili investitori figura il fondo italiano F2i Sgr, già attivo nel comparto infrastrutturale. Tuttavia, FS guarda anche a soggetti esteri, in linea con la strategia di internazionalizzazione del Gruppo, senza però venir meno alla propria missione pubblica di servizio.

  • Ascensori, cinque punti di sconto extra a chi abbandona il superbonus

    Sì al passaggio dall’ex 110% al più conveniente bonus barriere al 75%. Trasformazione ammessa per lavori avviati nel 2023 e proseguiti l’anno dopo. Possibile transitare dal superbonus al bonus barriere architettoniche. Incassando nel 2024 un extrasconto di cinque punti: l’anno scorso, infatti, il superbonus condominiale era al 70% mentre lo sconto per migliorare l’accessibilità degli immobili era al 75 per cento. L’agenzia delle Entrate apre a questa conversione, da attuare in dichiarazione, con la sua guida alle agevolazioni fiscali, che contiene un riepilogo di tutti i chiarimenti elaborati negli anni sui vari sconti disponibili. Gli sconti fiscali Un passaggio importante e innovativo di questo lavoro riguarda il bonus barriere architettoniche. Bisogna ricordare che questa agevolazione è stata limitata, a partire dal 30 dicembre del 2023, per prevenire abusi (come il suo utilizzo per la sostituzione di infissi). Attualmente, e fino al 31 dicembre di quest’anno, si applica alla realizzazione «in edifici già esistenti, di interventi volti all’eliminazione delle barriere architettoniche aventi ad oggetto esclusivamente scale, rampe, ascensori, servoscala e piattaforme elevatrici». Lo sconto fiscale è del 75 per cento. Per l’abbattimento di barriere è possibile sfruttare altri due sconti fiscali: il 50% ordinario e il superbonus, nelle sue varie versioni. Proprio la maxi-agevolazione dell’ex 110%, però, negli anni ha avuto un trattamento sempre peggiore. Passata al 90%, nel 2024 per i condomini era al 70% e nel 2025 è scesa al 65%, peraltro solo per i cantieri avviati entro il 15 ottobre dell’anno scorso. Il passaggio di agevolazione Per meglio sfruttare gli sconti più alti, allora, è possibile passare da un’agevolazione all’altra in caso di lavori che vadano avanti per più anni? Le Entrate rispondono di sì. «Per le spese sostenute nel 2024 - si legge nel documento - è possibile fruire della detrazione di cui al citato articolo 119-ter (quindi, il bonus barriere al 75%) anche in presenza di un intervento iniziato nel 2023 per le cui spese, sostenute in tale anno, si è fruito della detrazione del 50 per cento prevista dall’articolo 16-bis del Tuir oppure del superbonus». Per essere ancora più espliciti, il documento fa anche un esempio. «Con riferimento alle spese sostenute nel 2024, per interventi finalizzati al superamento e all’eliminazione di barriere architettoniche, già avviati in anni precedenti» è possibile continuare a fruire del superbonus, che nel 2024 è al 70%, «nel limite di spesa di euro 96mila», comprensivo anche delle spese sostenute «negli anni precedenti per il medesimo intervento trainato». Oppure, in alternativa, si può «fruire della detrazione di cui all’articolo 119-ter del decreto Rilancio (quindi, il bonus barriere) prevista nella misura del 75% delle spese sostenute». In questo modo, si incassa un beneficio extra di cinque punti. Va ricordato anche che, per i lavori avviati prima del 30 dicembre 2023, valeva ancora il vecchio assetto del bonus barriere, più permissivo e non limitato a soli lavori come scale e ascensori. Nel caso descritto dalle Entrate di lavori a cavallo di anno, allora, potrebbe esserci anche un ventaglio più ampio di interventi agevolati. Riproduzione riservata

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