Ristorazione, retail alla riscossa
- Walter Pittini
- 13 mag
- Tempo di lettura: 3 min

Cinque milioni di porzioni di lasagne, 2 milioni di cous cous e 4 milioni di polli allo spiedo all’anno.
Sono numeri, quelli della Gastronomia Esselunga, che parlano da soli e che soprattutto delineano una tendenza in crescita, evidenziata anche dall’ultima ricerca di Circana: i pasti pronti acquistati presso le insegne retail, un tempo considerati un'opzione secondaria, stanno diventando concorrenti non solo dell’offerta dei bar ma anche di quella dei ristoranti.
L’ibridazione tra ristorazione e retail, un fenomeno anche italiano
«L’ibridazione tra la ristorazione e il retail è un fenomeno che osserviamo anche in Italia», osserva Matteo Figura, a capo del dipartimento Foodservice Italia per Circana. «Gli acquisti di pasti o bevande destinati a un consumo immediato fuori dal circuito di bar e ristoranti valgono nella Penisola il 3,5% della spesa complessiva fuori casa (contro il 6,8% della Francia, il 6,6% del Regno Unito, il 5,8% della Germania e il 4,2% della Spagna, ndr) e il trend è in crescita. E anche in Italia osserviamo catene del retail avvicinarsi al mondo della ristorazione con offerte di piatti pronti ma anche con veri e propri corner ristorativi all’interno di supermercati».
In Europa, nell’ultimo anno, spesi 888 miliardi di euro in cibo e bevande
Secondo la ricerca, basata sui dati Crest di Circana, i consumatori europei, nell’ultimo anno, hanno speso 888 miliardi di euro in cibo e bevande. Il 37% di questa spesa è stato destinato a ristoranti e supermercati per prodotti relativi al «consumo immediato»: pasti pronti, panini, insalate, cibi caldi acquistati presso bar, ristoranti ma anche supermercati e consumati soprattutto a pranzo.
«I consumatori non sono più legati alle categorie tradizionali. Prendono decisioni basate sull’accessibilità, sul valore e sull’esperienza a prescindere che provengano da un ristorante a servizio veloce o dallo scaffale di pasti pronti di un supermercato», ha sottolineato Edurne Uranga, vp di Foodservice Europe di Circana.
Dunque, sempre di più, i consumatori cercano prossimità, accessibilità e opzioni pronte al consumo (ready-to-eat, Rte) e non solo nei punti vendita tradizionali della ristorazione. Un trend che porta alla trasformazione del panorama competitivo, con confini sempre meno definiti tra retail e ristorazione e che ha visto un’accelerazione dal periodo post-pandemia, da quando, cioè, la prossimità e l’accesso veloce al cibo sono divenuti fattori chiave alla base del comportamento dei consumatori.
I canali retail crescono a scapito della ristorazione commerciale
Secondo Circana, la ristorazione commerciale ha visto la propria quota di mercato scendere dal 79% nel 2021 al 77% alla fine di giugno 2024, mentre i canali come il retail hanno registrato una crescita, passando dal 21% al 23% nello stesso periodo.
Complice anche il fatto che sono sempre più numerosi i supermercati che oggi offrono servizi di ristorazione con consumazione sul posto e sempre più frequenti le collaborazioni tra marchi di catene di ristorazione e retailer. E se negli ultimi due anni l'inflazione nella gdo è stata significativamente più alta rispetto alla ristorazione, questa tendenza si è ora invertita, ha sottolineato Circana.
In risposta alla crescente domanda di opzioni ready-to-eat, si legge ancora nella ricerca, i retailer ampliano la propria offerta di pasti freschi e pronti, mentre le catene della ristorazione fanno rotta sul consumo domestico, esplorando nuovi modi per coinvolgere i clienti, incluse collaborazioni con retailer, sviluppo di proprie linee di prodotti Rte, ma anche takeaway, drive-thru e possibilità di consegna: opzioni che, secondo Circana, rappresentano ora il 43% della spesa totale nel settore foodservice, in aumento di 6 punti percentuali rispetto ai livelli pre-Covid.
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