Italiani e food: i trend della ristorazione
- Walter Pittini
- 13 mag
- Tempo di lettura: 2 min

la digitalizzazione ha segnato i comportamenti degli italiani come non mai.
Le prenotazioni online: una nuova abitudine
Il numero di chi ha utilizzato un device per prenotare è cresciuto. Un successo ancora più forte se si analizza le prenotazioni di turisti stranieri. Le regioni italiane più segnate da questa nuova abitudine sono la Lombardia, il Lazio, la Toscana, il Piemonte e la Campania. Guardando ai valori più alti delle città italiane, invece, in testa ci sono le metropoli come Roma, Milano, Torino, Napoli e Firenze.
Il nuovo imperativo? Programmare
Se è bene trasformare ogni necessità in virtù, l’abitudine di programmare le uscite ha reso migliore anche il lavoro di chi è nel settore ristorativo. È questo il modo più corretto per scegliere con consapevolezza e non cogliere alla sprovvista quel locale in cui tanto desideravamo andare. Se la spesa di uno scontrino medio del 70% degli italiani resta tra i 25 e i 50 euro, è anche vero che il desiderio di investire in esperienze che vadano oltre il cibo è sempre più forte.
È tempo di food experience
È da molto ormai che nella ristorazione si ragiona di food experience, una definizione che descrive bene la necessità di trasformare il momento del pasto in una esperienza da ricordare. In effetti, mettendo insieme le proposte più gettonate si evince proprio questa ricerca:
Soul food: non essendo più una necessità, nutrirsi è ormai un termine con un doppio significato. La ricerca di un cibo funzionale, che corrisponda alla propria filosofia di vita è un modo per prendersi cura di sé stessi tanto quanto fare sport o frequentare centri di benessere. Lo dimostrano i numerosi ristoranti in cui la parola “salutare” diviene centrale e costruisce le scelte di ingredienti e cotture. Anche il boom della cucina giapponese, in realtà, nasconde il desiderio di avvicinarsi a riti più lenti, cotture meno invasive e momenti di riavvicinamento alle esigenze della propria anima.
Nutraceutica: prendersi cura di sé stessi attraverso il cibo, in realtà, è una disciplina scientifica vera e propria che prende il nome dall’unione dei termini nutrizione e farmaceutica. Di fatto, molti farmaci sono realizzati utilizzando sostanze naturali estratte dalle piante, ecco che anche la cucina comincia ad affacciarsi e a fare proposte concrete.
Sostenibilità: se fino a qualche anno fa sembrava un concetto relegato alle questioni strettamente ambientali, oggi è chiaro che la sostenibilità è una gara che si vince contemplando anche la tavola. I ristoranti che sono attenti agli scarti, propongono cucina di recupero, non disdegnano le tanto amate family bag, sono tra i più amati.
Effetto wow: a esso non si rinuncia più, da Instagram in poi (o forse anche dall’avvento dei social in generale) alla ristorazione contemporanea si richiede sempre più anche l’effetto meraviglia. Che si tratti di un piatto, di un prodotto inconsueto oppure di una location inattesa, questo particolare contribuisce ad alzare la percentuale delle prenotazioni. Una vera esperienza dev’essere condivisibile, come la migliore tradizione del web ormai insegna. In effetti, il food designer è una figura sempre più strategica, la quale contribuisce non poco alla realizzazione di un menù di successo.
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