Criptovalute: la mappa globale delle aliquote
- Walter Pittini
- 2 giorni fa
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Ecco dove sono i paradisi fiscali
Malta, Cipro e Lussemburgo non tassano le criptovalute, mentre Germania e Danimarca superano il 50%. L'Italia si prepara a un aumento al 33% nel 2026.

In Europa Malta, Cipro, Lussemburgo, Belgio ed Estonia sono i paradisi fiscali per le criptovalute data l’assenza di tassazione. Aliquota asfissiante invece per Germania e Danimarca oltre il 50%. L’Italia, con il 26%, si attesta poco oltre la media europea che risulta essere del 20%.
Tassazione delle plusvalenze in Italia e in Europa
In Italia, la Legge di bilancio 2025 ha rivisto le modalità di tassazione delle cripto-attività. A partire dal primo gennaio del 2026 le plusvalenze e gli altri proventi realizzati mediante rimborso, cessione a titolo oneroso, permuta o detenzione di criptoattività saranno soggetti ad un’imposizione fiscale del 33%. L’anno in corso si configura quindi come un periodo di transizione che vede la conferma della stessa aliquota stabilita in precedenza, vale a dire il 26%. Se fino al 2024 i redditi derivanti dall’attività in cripto non erano imponibili se al di sotto dei 2.000 euro, a partire dal 2025 la realizzazione di una plusvalenza sconta l’imposta sostitutiva.
In Europa, però, il quadro fiscale è tutt’altro che omogeneo, andando da paesi che non applicano alcuna imposta, come Malta, Cipro, Lussemburgo, Belgio ed Estonia, a quelli che impongono aliquote particolarmente elevate, come Germania e Danimarca, dove superano anche il 50%.
Al di là degli estremi, ci sono sistemi forfettari come nei Paesi Bassi (33%), Francia e Svezia (30%) e Bulgaria (10%), oppure progressivi come nella Repubblica Ceca che prevede il 15% sotto i 70mila euro annui e il 23% oltre quella soglia. Il Regno Unito, invece, adotta un approccio più complesso facendo una distinzione della tassazione sulla base dell’attività svolta e imponendo obblighi dichiarativi particolarmente rigidi. In media la tassazione in Europa si aggira intorno al 20%.
Aliquote nel resto del mondo
Anche in Nord America le criptovalute sono soggette a imposte progressive. In Canada le aliquote variano tra il 15% e il 50% a seconda del reddito e della provincia, mentre negli Stati Uniti la tassazione va dal 15% al 37%. Negli Usa, le criptovalute vengono considerate come proprietà, motivo per il quale ogni transazione che genera una plusvalenza è soggetta a tassazione.
In Asia alcuni paesi si confermano veri e propri paradisi fiscali per le criptovalute come Brunei, Hong Kong, Malesia e Singapore che non prevedono alcuna tassazione. Indonesia e Vietnam applicano aliquote tra lo 0% e il 5%, mentre in Giappone si arriva fino al 45%. Taiwan e India impongono aliquote del 40% e del 30% rispettivamente. In Cina, infine, il trading di criptovalute è severamente vietato.
Scenario variegato anche in America Latina. Il Cile utilizza aliquote progressive fino al 40%, mentre in Perù si va dal 5% al 30%. Messico, Costa Rica, Bolivia, Brasile e Argentina adottano una flat tax del 15%. In Colombia l’imposta si attesta intorno al 10%, mentre Panama ed El Salvador non prevedono alcuna imposizione fiscale.
Regolamenti in materia di criptovalute
Con l’entrata in vigore del Regolamento MiCA (Markets in Crypto-Assets), l’Unione Europea si è posta all’avanguardia nella regolamentazione dei crypto-asset.
Il nuovo quadro normativo prevede standard di sicurezza, trasparenza e tutela per i consumatori, limitando l’operatività delle società offshore non regolamentate che finora avevano agito con controlli minimi e poca trasparenza.
A livello globale, un primo tentativo di armonizzare le regole è stato tentato dall’OCSE con il Crypto-Asset Reporting Framework (CARF), pubblicato nel 2022 con lo scopo di definire criteri comuni per la rendicontazione e lo scambio di informazioni fiscali tra le autorità.
Nell’ambito UE, questo percorso arriva a compimento con l’evoluzione della Direttiva sulla cooperazione amministrativa (DAC), giunta alla versione DAC8. Il nuovo capitolo della direttiva amplia agli operatori di criptovalute gli obblighi di comunicazione, rafforzando la rete europea contro l’evasione fiscale nel mondo digitale.
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